Sabato al Biblios appuntamento con l’autrice Barbarah Guglielmana. sarà l’occasione per presentare il suo lavoro “Dietro la Tenda”.
Cosi descrive questo lavoro Giuseppina Rando. Affascina e conquista per il tono evocativo-narrativo, per il taglio variamente esistenziale e personale e per quella composta eleganza che conferisce ai versi il segno distintivo di un sentire, di un pensare e uno scrivere misurati e meditati.
Pensare e scrivere scaturiti dalla consapevolezza dell’essere donna, dalla sua presenza nel mondo la quale, scrive Flavio Ermini (in Il moto apparente del sole), «non è un’astrazione che rimanda a un contenuto che trascende, ma una carica concretissima di energia che si brucia e si consuma».
Essere donna, tematica pregnante di questa silloge si sviluppa nella tensione salvifica di uscire dal “sé” e relazionarsi con l’alterità, un “tu” o un “voi”, la stessa società o la natura per configurarsi come un piccolo poema memoriale a metà tra il racconto e la poesia, ricco di dettagli e descrizioni come potrebbe esserlo una prosa: …rimango sul ponteggio della mia esistenza, / Sostenuta da un’impalcatura di vecchia muratura… oppure …Da sotto un oleandro color fiore di pesco usciva una musica / di contrabbasso in prova stridente nella sua stonatura…
Strutturata in tre parti, ciascuna delle quali preceduta da una poesia di Cristina Campo, l’opera prende corpo e andatura specifica portandosi dentro il tipico linguaggio della Guglielmana che muove dalle proprie riflessioni sullo stare al mondo… dentro l’acqua, abbandonata finalmente al mio diretto ascolto / Pesante e galleggiante, insieme…
Linguaggio paradigmatico, ricco di energia, fortemente simbolico come la poesia che dà titolo al libro: Davanti alla tenda/ Mi cambio e mi nascondo / Al di là gli abiti del mio corpo / al di qua le sue spoglie. / La tenda trasparente nelle trame rotte.
L’autrice pertanto restituisce la parola al suo valore metaforico e trasferisce la verità in figure che coincidono con ciò che la parola significa; immagini che sembrano raccogliere il sublime in forme comunicabili, quasi suoni musicali (Sbadigliavo aliti di vita / vestita di veli d’abiti / su un’anima pallida…) o esprime passione ardente nell’evocare momenti della propria infanzia con tono crepuscolare e malinconico come nell’ultima parte della raccolta, dove – nota bene Fabio Prestifilippo nella prefazione – «il linguaggio si decomprime fino a diventare racconto cristallino del ricordo».
Nella sua semplicità lessicale l’opera porta dunque i segni delle diverse gradazioni di quella realtà “femminile “ di cui l’autrice ha esperienza e conoscenza, e non solo, Barbarah dimostra soprattutto capacità di interiorizzare e comprendere il valore dell’esistenza nelle sue cangianti sfaccettature.
Davanti alla tenda diventa lo specchio di un’esistenza intrisa di spiritualità, di una spiritualità non consolatoria e disincantata, ma fortemente agganciata al proprio vissuto, alla memoria dei luoghi dell’infanzia ed ai suoi indelebili ricordi.
Ricordi che, in modo significativo, l’autrice manifesta soprattutto in dimensione domestica con la rievocazione, ad esempio, in chiusura, della figura dell’“adorata nonna Irma”. …Aveva quella radio accesa la mattina con il gazzettino padano / e il profumo di caffé, che anche se non lo bevevo passava sotto le porte / e mi raggiungeva ancora a letto richiamandomi / in cucina, dove mi aspettavano i bocconcini di pane con il burro / e la marmellata di fragole /così come i micini avevano il loro piattino con il latte caldo / E tutto andava piano / con il gusto della poesia / che ancora non conoscevo…
Una memoria epifanica dunque quella della Guglielmana che vede nell’essere donna la custode dei valori primari dell’esistenza umana (la famiglia e l’amore) e alla reificazione dell’umano ella oppone la purezza del ricordo e la semplicità di una vita radicata nel mistero antico della terra e di chi la abita.
Giuseppina Rando
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